Ci cercano, ci vogliono, ci raggiungono

Forse con qualche frustrazione, sui motori di ricerca ci hanno trovato (anche) così:

la neve che cade a parigi foto
elisabetta pieretto
disegni di pugnali cinesi
poesie di neve che copre
film vittoria sconfitta
film basket vittoria
foto sceneggiatura bar malfamato
azur e asmar luci ritmo e campi
sognare mare mosso il significato del sogno
naturalisti sbranati
uomini sbranati da orso
titoli dei vecchi film piu belli
pareri deserto
il gatto giallo della mongolia
barzellette irlandesi contro gli inglesi
cavallette del deserto
colonna sonora del film selvaggi
autobus corto
film basket vittoria
film simili a shortbus
foto parigi immersa dalla neve
troppo vino
l’arte della vita film charlotte
amore passionale tra fratello e sorella
cinema: il vento che accarezza i capelli
bellissimo The Science of Sleep
Yimou mille mille miglie …. lontano
colonne sonore con musica del mare mosso

Bobby

Recensito da Stephanie Zacharek, della rivista americana Salon. L’originale qui.

Le intenzioni che stanno dietro a Bobby di Emilio Estevez – film drammatico che ha come sfondo un avvenimento reale quale l’assassinio di Robert Kennedy nel 1968 – si sentono chiaramente come le onde radio emesse da una pulsar. Kennedy, uno dei politici più carismatici della storia americana, si rivolgeva ad una nazione divisa, turbata e impantanata in una guerra impopolare. Le sue idee erano allo stesso tempo radicali e ragionevoli; parlava in modo semplice ed eloquente come pochi politici a lui contemporanei osavano fare pur essendone in grado. Bobby Kennedy è il miglior presidente che non abbiamo mai avuto e solo ascoltarne la voce -il film adopera molti inserti sonori e sequenze d’archivio – pone delle domande spettrali su come sarebbe stato il nostro paese se lui fosse vissuto.

Estevez, che ha sia sceneggiato che diretto il film, nutriva chiaramente dei forti sentimenti nei riguardi di Kennedy. Continua a leggere

INLAND EMPIRE

Uscirà il 9 febbraio.
ecco il primo trailer ufficiale…
Buon viaggio

L’amour à mort

amouramort

Regia: Alain Resnais. Soggetto e sceneggiatura: Jean Gruault. Fotografia: Sacha Vierny (Eastmancolor). Musica : Hans We rner Henze (eseguita da The Fire of London). Montaggio: Albert Jurgenson. Scenografia: Jacques Saulnier. Assistenti alla regia: Florence Malraux, Renald Calcagni. Costumista: Chaterine Leterrier. S e g retaria di edizione: Hélène Sebillotte. Interpreti: Sabine Azéma (Élisabeth Sutter), Pierre Arditi (Simon Roche), Fanny Ardant (Judith), André Dussolier (Jérôme), Jean Dasté (dottor Rozier), Geneviève Mnich (la vedova di André Jourdet), Jean-Clode Weibel (lo specialista), Louis Castel (l’amico dei Jourdet), Françoise Rigal (una collega di Élisabeth), Françoise Morange (M.me Vigné), Walter Plinge (l’uomo del torrente), e le voci di Jean Champion (il padre di Simon), Bernard Malaterre (un collega di Simon), Yvette Étiévant (M.me Yvonne), Lumir Ardant (la figlia di Judith e Jérôme).
Direttore di produzione: Michel Choquet. Produzione: Philippe Dussart
Sarl, Les Films Ariane, Films A2. Durata: 92’. Formato: 35 mm, col.

Simon e Élisabeth vivono tranquillamente la loro storia d’amore coniugale, quando, d’improvviso Simon cade come morto. Si tratta di un raro caso di decesso apparente: si riprenderà, ma per morire davvero poco dopo. La disperazione di Élisabeth, desiderosa di ricongiungersi con l’amato, non è consolata dalla coppia di amici, pastori protestanti. Così, si uccide.

Come per Kubrick, anche per Resnais – e con tutte le differenze del caso – il cinema è anche un gioco che cambia sempre le pedine e le proprie regole. Tranne una, l’ironia, la cui tenerezza diventa paradossalmente la risposta più ovvia, ma anche più consapevole, alla crudeltà dell’accusa. […] Se la vita è romanzo, il cinema è una favola moderna, che si intride di linguaggio, di suggestioni che scivolano da ogni lato, di racconti trasformati in esemplari dalla capacità di folgorazione, momentanea e allusiva al tempo stesso, delle immagini. Continua a leggere

Gondry a Milano

Milano
Domenica 14 gennnaio
CNC Costume National

Ecco un breve resoconto della gita milanese per incontrare Michel Gondry (regista dell’imminente “L’Arte del Sogno”).
Duplice motivazione dell’evento, l’uscita nazionale del film di cui esiste già un articolo proprio su questo blog, e la mostra (aperta fino al 19 gennaio) “L’arte del sogno, una mostra di scultura e patologici regalini raccapriccianti”.
Occasione ghiotta quindi sia per poter toccare con mano il genio visivo dell’autore di storici videoclip per bjork, chemical brothers, daft punk ecc.. (che il cec ha mostrato ormai 5 anni fa ai giardini del torso), sia per conoscere i segreti del suo ultimo film dopo il bellissimo “eternal sunshine of the spotless mind”.
Occasione che i milanesi non potevano certo farsi mancare, peccato però che gran parte dei presenti fosse lì non certo per stima o fanatismo verso il regista, quanto tristemente solo per esserci.
E allora carellata di vip o pseudo vip pronti a farsi riprendere dalle numerose telecamere presenti, pochissimi sguardi posati sulla mostra, tutti presi ad assaporare gli stuzzichini offerti dall’immancabile cocktail party e a sorridere a chiunque. Molti dei “vip” presenti naturalmente sono arrivati solo dopo la conferenza stampa, quando ormai non restava che giudicare la qualità del vino offerto.
Ma tralasciando questi tristi convenevoli, per fortuna resta l’evento. La mostra era un piacevolissimo percorso dentro il giocoso gondrytouch. Macchinine di cartone, finte camere da letto dai mille dettagli, miniature dal set del film, intere città ricostruite con rotoli di carta igienica, finti studi televisivi con telecamere di cartapesta e uccellini di tessuto in un caleidoscopio di invenzioni visive e interattive. E poi lui, Michel Gondry, distante da qualunque tipo di mondanità. Mentre tutti erano preoccupati ad apparire lui si è defilato e si è messo a fotografare tutte le sue opere come se le stesse vedendo per la prima volta, fotografava qualunque cosa, persino me! (vedi ultima foto..), con uno sguardo da bambino furbo e con il suo inglese tremendamente francese. Ah, dimenticavo..C’era anche Gael Garcia Bernal, attore che ho sempre stimato molto fin dal suo debutto (Amores Perros)..Sguardo magnetico, simpatia latina. Scelte molto coraggiose le sue. Gondry ha detto che nel film Bernal è il suo alter-ego e che la pellicola è molto autobiografica. Tutto vero. Doveva esserci anche la protagonista femminile del film Charlotte Gainsbourg assente per motivi di salute.
Tutti in sala a vedere gondry!

Smoking/No smoking

Regia: Alain Resnais. Soggetto: dalla pièce “Intimate Exchanges” di Alan Ayckbourn. Fotografia: Renato Berta. Musica: John Pattison. Montaggio: Albert Jurgenson. Scenografia: Jacques Saulnier. Assistenti alla regia: Daniel Deleforges, Oliver Trémolent. Costumista: Jackie Budin. Segretaria di edizione: Sylvette Baudrot. Interpreti: Sabine Azéma (Celia Teasdale, Rowena Coombes, Sylvie Bell, Irene Pridworthy, Josephine Hamilton), Pierre Arditi (Toby Teasdale, Miles Coombes, Lionel Happlewick), Peter Hudson (voce narrante). Direttore di produzione: Dominique Toussaint. Produzione: Bruno Persey e Michel Seydoux per Arena Films, Camera One, F2 Cinéma, Canal Plus, CNC, Procirep, Alia, Vega. Durata: 140’ (Smoking), 144’ (No Smoking). Formato: 35 mm, col.
Due storie ambientate in Inghilterra che coinvolgono sette personaggi e che partono dallo stesso fatto iniziale: la casalinga Celia si accende una sigaretta in Smoking, mentre non lo fa in No smoking. In un gioco di conseguenze imprevedibili, ogni film presenta diverse alternative, differenti possibilità di evoluzione della vicenda narrata. Matrimoni, relazioni amorose, questioni lavorative e affari rappresentano scelte che possono condizionare tutta la storia: per lo spettatore c’è la forte sensazione di trovarsi in una sorta di gioco di ruolo…

Con Smoking/No smoking Alain Resnais ha inventato il cinema interattivo. L’ipotesi è da prendere sul serio nella misura in cui il malizioso cineasta dà allo spettatore la sensazione di partecipare direttamente al gioco della finzione. In questi due film stravaganti, desunti da un enorme materiale teatrale, il talento di due attori – Sabine Azéma e Pierre Arditi – è letteralemte moltiplicato dai numerosi personaggi che essi incarnano. Tra fumetto e teatro, verità e artificio, il cinema si trova reinventato dalla pazza scommessa di Alain Resnais.
Luc Moullet, Resnais: les cathédrales du doute, «Cahiers du Cinéma», n. 474, dicembre 1993

Testi tratti da:
Alain Resnais. Cinéma mon amour, a cura di Riccardo Costantini ed Elisabetta Pieretto, Cinemazero, Pordenone 2006.

Casino Royale

Casino Royale

Martin Campbell è uno dei grandi registi dell’action contemporaneo. Basti vedere la strepitosa sequenza iniziale che si conclude nell’ambasciata di Nambutu, che sfrutta la tridimensionalità dello spazio (se si deve correre non si deve per forza correre in orizzontale), con un grande lavoro di stunt più che di effetti speciali. Sarà poca cosa, ma basta per dimenticare l’ottusità e la stanchezza del recente cinema d’azione americano (escluso Friedkin, Harlin e pochi altri).
E poi Daniel Craig è un perfetto Bond, in una bella sceneggiatura che ne coglie l’evoluzione e trasformazione da spietato killer a vero agente doppio zero. Certo, lontano dalla linea Moore-Brosnan e più vicino a Timothy Dalton, che aveva già tentato di creare un personaggio più cupo, più spietato. Craig ci riprova, togliendo un po’ di ironia in meno.
La saga è destinata a continuare per un bel pezzo. Fatevi avanti, villain di tutto il pianeta!